La rivoluzione plastic free è partita. Così rispondo a chi mi chiede cosa ne penso di tutte le campagne di informazione o le scelte radicali che le istituzioni stanno concretamente portando avanti. C’è chi forse si stupisce, ma sono anni che io e chi lavora con me a minimo impatto attendevamo di vedere finalmente la miccia di accensione di una vera e propria rivoluzione.
A minimo impatto abbiamo iniziato a capire, più di dieci anni fa, che il Pianeta presto sarebbe andato in overbooking di plastica e lo abbiamo compreso quando ancora potevi fare il bagno a mare senza avere un piede “intrappolato” in una busta di plastica, quando ancora non giravano frequentemente immagini di tartarughe e balene con gli stomaci pieni di questo materiale. Allora non vi erano nemmeno studi sulle presenze di microplastiche in pesci e molluschi che finiscono poi sulle nostre tavole. Ma per noi era già chiaro che dovevamo fare in fretta nel delineare alternative per mettere a dieta le pattumiere e trovare prodotti monouso eco-compatibili.
Grandi input sono arrivati dall’Europa che ha previsto, progressivamente, di mettere al bando molti prodotti di plastica monouso, ma tantissimo ha fatto anche l’Italia, Paese precursore e “apripista” in questa lotta. Primi furono gli shopper, poi i sacchetti dell’ortofrutta, seguiti dai cotton fioc e dalle micro- plastiche per uso cosmetico (dal prossimo gennaio 2020).
Importanti iniziative sono state quelle dei comuni e delle isole che hanno vietato le stoviglie monouso di plastica. E lo stesso ha fatto il ministero dell’ambiente che oggi è 100% plastic free. Da lì gli esempi non sono mancati. Come nel caso delle università che si sono date l’obiettivo di eliminare la plastica dagli atenei.
Poi ci sono loro: i ristoratori, baristi, gestori di catering e organizzatori di sagre. Dalla spinta con le ecofeste promosse in alcune regioni, a una raccolta porta a porta dell’organico eccellente in diversi comuni, gli input a fare la propria parte non sono mancati. Come anche la consapevolezza sul fatto che oggi, se si vuole, si può davvero ridurre l’uso della plastica monouso. Ce lo chiede la natura, il mare, lo chiediamo noi che siamo genitori della futura generazione.
La buona notizia è che si può, la news eccezionale è che la rivoluzione è già partita e confidiamo vada oltre i confini nazionali ed europei e sia contagiosa in tutto il Pianeta.
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