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Dopo aver approfondito la situazione dei comuni a circa due anni dall’entrata in vigore dell’obbligatorietà in Italia del GPP o acquisti verdi, è arrivato il momento di tirare le somme e vedere come le nostre imprese si siano adeguate alle novità introdotte in materia. Ci si è chiesti in particolare se le imprese italiane sono pronte ad offrire garanzie di qualità ambientale dei loro processi produttivi e dei proprio prodotti e servizi e come si sono trovate gli operatori economici nel confrontarsi con il GPP e i CAM in relazione prodotti e servizi offerti.
Partiamo con lo spiegare cos’è il GPP (Green Public Procurement). Questo è un approccio in base al quale una Pubblica amministrazione tiene conto di criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto di prodotti e servizi. Questo si traduce nel privilegiare l’acquisto di prodotti e servizi a basso impatto ambientale in tutto il loro ciclo di vita rispetto ad altri prodotti e servizi utilizzati per lo stesso scopo
L’indagine, condotta da Unioncamere in collaborazione con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, con il supporto scientifico della Fondazione Ecosistemi e con il supporto tecnico di Infocamere e della Fondazione Guglielmo Tagliacarne, ha perseguito due obiettivi: da un lato verificare come le imprese hanno attuato le politiche ambientali e dall’altro, attraverso l’analisi dei dati raccolti, pianificare le prossime azioni per rafforzare il mercato verde italiano.
I risultati dell’analisi hanno messo in evidenza che le imprese italiane hanno di fatto migliorato le loro prestazioni ambientali ma che non c’è ancora sufficiente informazione in materia e si riscontrano ancora difficoltà a confrontarsi con le novità introdotte dal Codice degli Appalti Pubblici in particolare per ciò che riguarda il passaggio da un regime volontario ad uno obbligatorio soprattutto per quanto riguarda l’applicazione dei CAM (criteri ambientali minimi).
L’indagine ha visto coinvolte un campione di 3020 imprese (prevalentemente del Nord Italia) rappresentativo del mercato manufatturiero, dei settori dell’edilizia e della ristorazione collettiva, quest’ultime con dei CAM con cui confrontarsi, e delle grandi imprese di interesse pubblico che si devono attrezzare per garantire la correttezza dell’applicazione del nuovo codice.
Sulla base dei dati raccolti solo il 47% delle aziende ha integrato la variabile ambientale nelle proprie strategie. Il 55% sta adottando atteggiamenti attivi nei confronti dei propri fornitori, il 75% si è dotata di una certificazione ISO 14001. Si è dimostrato inoltre che il 70% delle aziende scelgono di adeguarsi all’art 34 Codice degli Appalti (criteri di sostenibilità energetica e ambientale) per evitare rischi e rispettare la legge.
L’indagine per il settore della ristorazione collettiva ha posto l’accento sul monitorare il possesso da parte degli operatori economici dei requisiti ambientali previsti dai CAM e le eventuali difficoltà applicative riscontrate.
Oggetto di quest’analisi,non sono state solo le imprese che si occupano di servizio di ristorazione collettiva e fornitura di derrate alimentari ma anche quelle di affidamento dei servizi di edilizia. La scelta di queste tipologie di CAM è dipesa dal fatto che sono stati il primo e l’ultimo ad essere pubblicati.
Noi ci concentreremo sulla ristorazione collettiva dove si riscontra un lasso di tempo abbastanza ampio che dovrebbe aver permesso alle aziende di adeguarsi alle richieste della Pubblica Amministrazione. Il campione scelto ha riguardato aziende attente alla gestione ambientale, dimostrato dal fatto di aver ottenuto una certificazione ambientale ISO 14001 e che hanno interesse al mercato pubblico essendosi registrate al MEPA (Il mercato elettronico della Pubblica Amministrazione)
Dall’analisi è emerso che i bandi pubblici per la ristorazione collettiva e fornitura di derrate alimentari prevedono spesso la richiesta del rispetto di specifiche tecnica derivanti dai CAM.
Le aziende dotate di un sistema di gestione ambientale certificato ritengono questo strumento di verifica delle qualità ambientali utile ma non in grado di fare la differenza in sede di competizione, inoltre le stesse trovano ancora qualche difficoltà a adeguarsi ad alcuni criteri premiali richiesti. Ad esempio, difficoltà rilevanti si sono riscontrate nell’utilizzo di prodotti alimentari caratterizzati dalla minor quantità di emissione di gas serra, espressi in termino di CO2, lungo il ciclo di vita del servizio erogato e nell’attuazione della mobilità sostenibile del personale. Per quanto riguarda invece le clausole contrattuali non si registrano particolari difficoltà se non nell’impegno alla riduzione e alla corretta gestione dei rifiuti.
Le risposte date dalle aziende della ristorazione collettiva generano quindi due considerazioni: la prima è che tali aziende mostrano un’esperienza consolidata a partecipare a bandi che hanno integrato i CAM e quindi si sono adeguate in modo agevole, la seconda e che hanno ancora alcune difficoltà a rispondere ad alcuni criteri (premianti) previsti nei bandi.
Possiamo quindi dire che è vero che il GPP non è ancora percepito come strumento in grado di orientare il mercato verso la sostenibilità ma indagini come queste possono essere di stimolo per sensibilizzare le nostre imprese verso gli acquisti verdi e accelerare un processo di miglioramento ambientale.
Fonti e approfondimenti:
Indagine “La sostenibilità delle imprese e la nuova frontiera degli acquisti verdi” pubblicata il 04/02/2019 http://www.unioncamere.gov.it/P42A4042C189S123/sostenibilita-ambientale-delle-imprese--indagine-unioncamere-minambiente.htm
http://www.minambiente.it/pagina/gpp-acquisti-verdi
https://www.forumcompraverde.it/news/sostenibilita-ambientale-delle-imprese-in-italia-online-il-rapporto-di-unioncamere-e-il-ministero-dellambiente/
Post a cura di Valeria Morelli 2.0