In occasione del convegno Agricoltura Libera dai Pesticidi, Legambiente ha presentato il dossier annuale Stop Pesticidi realizzato insieme ad Alce Nero. Lo stesso riporta dati elaborati nel 2017 da laboratori pubblici italiani accreditati per il controllo ufficiale dei residui di prodotti fitosanitari negli alimenti. Tali strutture hanno inviato i risultati di 9.939 campioni di alimenti di origine vegetale e animale, di provenienza italiana ed estera.
Il 61% dei prodotti analizzati sono risultati regolari e privi di residui di pesticidi, ma ciò non basta a far abbassare la guardia. A preoccupare maggiormente non sono i campioni fuorilegge che sono risultati essere l’1,3% dei prodotti analizzati ma quel 34% di campioni che pur risultando regolari presentano uno o più residui di pesticidi. L’aspetto più preoccupante riguarda in particolare i campioni multiresiduo, che la legislazione europea non considera non conformi se ogni singolo residuo non supera il livello massimo consentito. Questo nonostante che da anni è noto come le interazioni di più e diversi principi attivi possano provocare danni a scapito dell’organismo umano.
È quindi giusto chiederci: sappiamo veramente cosa mangiamo? I pesticidi non si vedono e non si sentono, come scrive Legambiente ma purtroppo per noi e per l’ambiente sono lì, e questo nonostante il fatto che l’Italia abbia adottato un piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile degli stessi (PAN).
La frutta, come negli anni passati, è la categoria che presenta la percentuale più alta di campioni regolari ma multiresiduo, tradotto in numeri parliamo del 60% dei campioni analizzati. A risultare irregolare è stato invece l’1,7% dei campioni mentre solo un 36% è risultato privo di residui. Andando ad analizzare i singoli prodotti si è visto ad esempio che le fragole, di produzione italiana, spiccano per un 54% di multiresiduo (alcuni campioni presentano fino a 9 residui contemporaneamente) un 3% addirittura risulta essere irregolare. Situazione analoga per l’uva da tavola, che è risultata avere fino a 6 residui invece, i campioni di papaya sono risultati tutti irregolari per il superamento del limite massimo consentito del fungicida carbendazim.
Per la verdura il quadro è più complesso, qui il 64% dei campioni risulta senza alcun residuo ma ci sono significative percentuali di irregolarità in alcuni prodotti come l’8% di peperoni, il 5% degli ortaggi da fusto e oltre il 2% dei legumi. Ciò che accomuna queste irregolarità è l’impiego di fungicida tra cui il più frequente è il boscalid
Analizzando i prodotti di origine animale è risultato che su 11 campioni di uova italiane il 5% sono contaminate dall’insetticida fipronil.
Abbiamo anche una buona notizia per i nostri produttori mettendo a confronto prodotti italiani con quelli esteri quelli a presentare più casi di irregolarità e residui di pesticidi sono quest’ultimi. Il record quest’anno spetta infatti ad un campione di peperone di provenienza cinese, con 25 residui di pesticidi. Quindi una ragione in più per preferire prodotti locali!
“Solo una modesta quantità del pesticida irrorato in campo raggiunge in genere l’organismo bersaglio. Tutto il resto si disperde nell’aria, nell’acqua e nel suolo, con conseguenze che dipendono anche dal modo e dai tempi con cui le molecole si degradano dopo l’applicazione - dice il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti -. Le conseguenze si esplicano nel rischio di inquinamento delle falde acquifere e nel possibile impoverimento di biodiversità vegetale e animale. Effetti ai quali ancora oggi non si dà il giusto peso, nonostante numerosi studi scientifici abbiano dimostrato le conseguenze che l’uso non sostenibile dei pesticidi produce sulla biodiversità e sul suolo.
“Anche la qualità delle acque è fortemente a rischio - aggiunge Daniela Sciarra, responsabile delle filiere agroalimentari di Legambiente e curatrice del dossier Stop Pesticidi - come conferma l’Ispra nel suo ultimo rapporto, secondo cui i pesticidi sono presenti in oltre il 60% nelle acque superficiali e in oltre 30% di quelle sotterranee” aggiungendo che” Molto si può fare per ridurre i rischi e le conseguenze negative che un utilizzo non corretto dei pesticidi ha determinato e continua a determinare sull’ambiente…”
Ci si augura quindi che l’imminente revisione del Pan non solo dovrà garantire l’applicazione delle misure già fissate, troppo spesso però inattuate ma dovrà anche mettere al centro la tutela dell’ambiente e della salute, le produzioni di qualità, le competenze che derivano dal modello agro-ecologico e dall’agricoltura biologica e la sfida del cambiamento climatico.
Fontie Comunicato stampa Legambiente: Al convegno sull’Agricoltura libera da pesticidi, Legambiente presenta il dossier Stop pesticidi
Post a cura di Valeria Morelli 2.0