Dopo aver “invaso” il mondo della ristorazione con sushi e sashimi, l’Oriente sfodera un nuovo prodotto alimentare che ormai ha scalato la vetta dei nuovi food trend: il bubble tea (o “boba”).
Questo snack-drink, creato a Taiwan attorno al 1980, è una bevanda a base di tè, latte e frutta a piacere, guarnita con perle di tapioca gommose e, secondo un’analisi effettuata da Cross Border Growth Capital - advisor leader in Italia per aumenti di capitale e operazioni di finanza straordinaria per startup e scaleup – nel corso del 2021, a livello globale, ha generato un fatturato di 2,7 miliardi di dollari che, nel 2027, potrà raggiungere un valore di oltre 4 miliardi di dollari con un tasso annuo di crescita composto del 7,8%.
In Asia e in America il mercato è caratterizzato da una presenza importante di grandi catene franchising (Coco Fresh Tea & Juice, Chatime, Tealive, Gong Cha, Hey Tea, Vivi Bubble Tea e Kung Fu Tea sono solo i nomi principali dell’elenco).
In Italia questo nuovo mercato è invece composto da 160 bar che sono dislocati soprattutto nelle grandi città e nei piccoli centri ad elevata densità abitativa (il 72% del totale è attivo a Milano, Roma, Bologna, Torino e Firenze) e, secondo le stime, ha raggiunto un valore di circa 30 milioni di euro nel 2021 che, nel 2027, potrà arrivare a 95 milioni di euro. Frankly Bubble Tea and Coffee – con tre punti vendita a gestione diretta (e un quarto in apertura a gennaio) - è la catena numero uno in Italia detenendo l’8% del mercato e potendo vantare, nel 2020, un fatturato di 1,5 milioni di euro. Oltre ai locali “dedicati” al bubble tea, in Italia molti esercizi commerciali, pur non essendo bubble tea bar, hanno deciso di offrire alla propria clientela questo prodotto considerato il drink “trendy” ed healthy del momento.
“A guidare il successo sono i Paesi APAC (Taiwan e Vietnam a guidare la classifica), che vantano un ruolo ancora preponderante e coprono il 35% del mercato mondiale”, spiega Andrea Casati, Vice-President di Growth Capital. “La nostra analisi evidenzia un divario tra Asia e il resto del mondo anche per un ulteriore punto: il numero di bubble tea bar (o negozi) per Stato che, al 2020, si attestava sui 480.000 per la Cina e solo sui 4.200, nel 2021, per gli Stati Uniti (con previsioni di raggiungere i 5.000 nel 2024), leader del mercato occidentale”.
“Quello italiano è un mercato che presenta tutti i segni di un allineamento ai trend di crescita esponenziale internazionali”, sottolinea Andrea Casati. “Il caso di Milano è emblematico: tra il 2017 e il 2021, la metropoli ha visto aumentare i propri bubble tea bar da 7 a 40, registrando dunque una crescita dell’82%”.
Fonte: comunicato stampa
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