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Da ormai due mesi - e chissà per ancora quanto tempo - sono divenute accessori necessari per le nostre fughe dalla clausura imposta dalle autorità per scongiurare la propagazione del Covid-19: mascherine e guanti, anche con l’approssimarsi della cosiddetta “Fase 2” del Lock-down, faranno parte della nostra quotidianità per molti mesi. In molti comuni, infatti, l’uso di tali strumenti è divenuta condizione necessaria per l’accesso ad esercizi commerciali e alle metropolitane.
Se, nel corso delle ultime settimane, grazie all’abbattimento delle emissioni delle sostanze inquinanti come la CO2 nonché degli scarichi di acque reflue, stiamo assistendo ad una nuova “fioritura” della natura, dietro l’angolo si annidano nuovi pericoli per l’ambiente. Ciò che può preservare l’integrità della salute umana può infatti diventare un pericolo per il pianeta Terra: in terra, tra le strade italiane, stanno iniziando a fare capolino mascherine e guanti usa e getta.
Secondo gli studi condotti dal Politecnico di Torino, nel corso della “Fase 2”, con la progressiva riattivazione delle attività produttive e sociali, il fabbisogno mensile di mascherine sarà di 1 miliardo e quello di guanti sarà di mezzo miliardo di esemplari. Sarà quindi necessario che ognuno di noi si responsabilizzi attuando un corretto smaltimento di tali presidi di sicurezza al fine di minimizzare il loro impatto sulla natura.
Quali i rischi di un errato smaltimento di mascherine e guanti o, peggio, della loro dispersione nell’ambiente? Se anche solo l’1% di tali strumenti non venisse correttamente smaltito, la Terra sarebbe invasa, ogni mese, da 10 milioni di mascherine composte da 40mila chilogrammi di plastica che rischiano, peraltro, di finire in mare dove si trasformerebbero in trappole per pesci e tartarughe e finirebbero per entrare nella catena alimentare.
“Così come i cittadini si sono dimostrati responsabili nel seguire le indicazioni del governo per contenere il contagio restando a casa, ora è necessario che si dimostrino altrettanto responsabili nella gestione dei dispostivi di protezione individuale che vanno smaltiti correttamente e non dispersi in natura”. A lanciare l’appello è la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi che aggiunge: “È necessario evitare che questi dispositivi, una volta diventati rifiuti, abbiano un impatto devastante sui nostri ambienti naturali e soprattutto sui nostri mari. Proprio per difendere il Mediterraneo che ogni anno già deve fare i conti con 570 mila tonnellate di plastica che finiscono nelle sue acque (è come se 33.800 bottigliette di plastica venissero gettate in mare ogni minuto) chiediamo alle istituzioni di predisporre opportuni raccoglitori per mascherine e guanti nei pressi dei porti dove i lavoratori saranno costretti ad usare queste protezioni per operare in sicurezza. Ma sarebbe opportuno che raccoglitori dedicati ai dispositivi di protezione fossero istallati anche anche nei parchi, nelle ville e nei pressi dei supermercati: si tratterebbe di un vantaggio per la nostra salute e per quella dell’ambiente”.