In Italia 203.000 ettari di terreno sono destinati alla produzione di sementi ma solo 11.000 ettari – pari al 5% del totale – vengono riservati alla creazione di sementi bio. E’ quindi evidente che, per la maggior parte delle coltivazioni, possono essere impiegate solo poche nuove varietà adatte all’agricoltura biologica che, spesso, si rivelano decisamente più costose.
Nel corso del 33° Salone Internazionale del biologico e del naturale (SANA) 2021 Cia-Agricoltori Italiani e la sua associazione Anabio (Associazione nazionale agricoltura biologica) hanno lanciato il “Progetto Sementi Biologiche” con l’obiettivo di migliorare la qualità e aumentare la qualità di sementi bio tramite la stipula di accordi interprofessionali con le ditte sementiere e chiedendo al Mipaaf di avviare finalmente il Piano nazionale di ricerca per le sementi biologiche.
Nel protocollo d’intesa – sottoscritto tra Anabio Cia e Arcoiris srl, C.A.C., Co.Na.Se. Consorzio Nazionale Sementi, cooperativa La Terra e il Cielo, CGS spa, Guerresi srl e Prometeo srl, ma aperto a ulteriori partner interessati al progetto - le aziende sementiere coinvolte si sono impegnate a realizzare un assortimento di varietà disponibili alla produzione di sementi bio certificate. Anabio, al contempo, si è impegnata a raccogliere le richieste delle imprese associate e ciò consentirà alle ditte sementiere di avere una domanda che permetterà loro di programmare la produzione, di contenere i costi e di abbassare i prezzi di vendita.
A partire dal 2036 non sarà più possibile ricorrere al sistema delle autorizzazioni in deroga, previsto anche dalle norme Ue, per l’utilizzo di sementi convenzionali anche nell’agricoltura bio. Alle due specie (erba medica e trifoglio alessandrino) che oggi non sono più in deroga, nel corso del 2022 potrebbero aggiungersi altre 15 specie (come frumento duro e tenero, avena, lenticchia, fava, farro, orzo). La Banca Dati Sementi, attiva dal 2019 e che al momento contiene 878 varietà, opportunamente revisionata, può essere uno strumento essenziale per la moltiplicazione vegetativa con metodo biologico. Secondo gli esperti è tuttavia necessario che il Ministero delle Politiche agricole acceleri sulla definizione e sul finanziamento di un nuovo Piano nazionale per le sementi biologiche.
“Con il Green Deal, la Ue si è data l’imperativo di far crescere il biologico fino a raggiungere il 25% della superficie agricola utilizzata entro il 2030 -ha ricordato il presidente nazionale di Anabio, Federico Marchini-. In questo contesto, la sfida delle sementi bio è una delle più importanti. A fronte del successo crescente del metodo biologico nel settore primario (2 milioni di ettari in Italia per un valore alla produzione di 3 miliardi di euro), ora bisogna far decollare lo stesso metodo nel comparto sementiero. Anche a tutela della biodiversità e, quindi, della salute della terra”.
“La disponibilità sul mercato di sementi biologiche di qualità e a prezzi concorrenziali è fondamentale per un sano sviluppo del settore -ha concluso il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino-. La valorizzazione delle produzioni deve continuare a crescere, sostenuta dall’innovazione e dalla ricerca, anche in campo sementiero, per aiutare l’agricoltura bio a diventare sempre di più un pilastro della sostenibilità, economica e ambientale”.