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È fatto notorio che la plastica sia divenuta una delle piaghe più perniciose e pericolose per la salute dei mari: dagli studi effettuati dagli esperti, dal 70% al 90% dei rifiuti in mare è costituito da materiale plastico. Una scoperta relativamente recente è, invece, che il rinvenimento della plastica addirittura nelle rocce a dimostrazione che ormai tale materia è divenuta elemento stratigrafico distintivo di quell’epoca geologica che stiamo vivendo e che viene definita Antropocene.
Secondo i dati riportati dagli studiosi del WWF nella seconda puntata del report “Plastica-una storia infinita”, lanciata nell’ambito della campagna GenerAzioneMare, i processi geologici hanno infatti cominciato ad incorporare la plastica finita in mare in rocce litoranee trasformando questo materiale in un ‘tecnofossile’ destinato a rimanere negli strati geologici.
Un altro fenomeno che gli studiosi stanno osservando da qualche tempo è che ormai la plastica non limita la propria azione invasiva alla terra e al mare, ma “piove dal cielo”: dall’analisi condotta sulle acque piovane cadute nella zona delle Montagne Rocciose in oltre il 90% dei campioni prelevati è stata riscontrata la presenza di microfibre di plastica e tracce di plastica sono state rinvenute anche nelle cime oltre i 3000 metri di altezza.
Il caso “americano” non è isolato: nell’aprile dello scorso anno, sui Pirenei francesi, sono state rinvenute enormi quantità di minuscole particelle plastiche piovute dal cielo. A 1.500 metri di quota sono state rinvenute, in media, 365 particelle di plastica per metro quadrato e, anche se non è stato possibile appurare l’esatta provenienza di tali frammenti, è stato verificato che alcuni di loro sono giunti “a destinazione” dopo aver volato per oltre 100 km.
La presenza di microplastiche è stata riscontrata anche nella neve caduta sullo stretto di Fram, il tratto di mar Glaciale Artico tra le isole Svalbard e la Groenlandia (10mila frammenti di plastica per litro tra i quali frammenti di pneumatici, di vernice e fibre sintetiche) e su quella presente sulle Alpi svizzere e in varie parti della Germania dove l’incidenza riscontrata ha raggiunto addirittura la soglia di 154mila frammenti per litro.
Da ultimo, almeno dal punto di vista cronologico, uno studio pubblicato lo scorso giugno ha evidenziato che nel 90% dei campioni di acqua superficiale e di zooplancton e nell'85% dei campioni di sedimento nell’Artico canadese erano presenti frammenti di microplastiche che, in molti casi, non avevano alcuna correlazione con le dimensioni delle popolazioni locali a monte di ogni sito di campionamento: tale dato testimonia che le microplastiche, attraverso le correnti atmosferiche e oceaniche, percorrono lunghissime distanze.
Questi dati allarmanti hanno spinto il WWF a lanciare una petizione – per ora sottoscritta da oltre un milione e 760 mila persone - per convincere i governi a definire un accordo globale vincolante che definisca regole e impegni certi nella lotta all’inquinamento da plastica.
fonte: comunicato stampa wwf