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L’Italia, avviata la fase di “riapertura” del sistema economico dopo il lockdown imposto per fermare la diffusione del Covid-19, si interroga sulle misure necessarie per scongiurare una crisi economica forse peggiore di quella che pensavamo esserci lasciata alle spalle. Nei giorni scorsi il Governo, nell’ottica di definire i prossimi step da percorrere per attivare la ripresa economica, ha annunciato l’intenzione di avviare una fase di semplificazione burocratica.
A tal riguardo il CEN-Circular Economy Network, la rete creata dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e da 14 imprese e associazioni di imprese, ha avanzato la richiesta di prevedere, all’interno di tale provvedimento strumento legislativo di semplificazione e nel rispetto della direttiva europea in materia, l’abrogazione di tutte quelle norme che non consentono di trasformare, dopo idoneo trattamento, un rifiuto in materia riutilizzabile.
Nello specifico si chiede di abrogare la legge 2 novembre 2019 n.128 di conversione con modifiche del Decreto Legge 3 settembre 2019 n. 101 che, nel regolamentare la trasformazione dei rifiuti in nuova materia, rende macchinoso e incerto il processo alla base dell’economia circolare. Nei casi non regolamentati a livello europeo o dal decreto ministeriale, ai sensi dell’art. 14 bis, le Regioni possono autorizzare, caso per caso, la cessazione della qualifica di rifiuto, applicando sia le condizioni sia i criteri dettagliati stabiliti dalle direttive europee in materia. Purtroppo, però, i commi dal 3 bis al 3 sexies del medesimo articolo prevedono una serie di controlli, tanto farraginosi quanto inutili e peraltro non previsti dalla Direttiva europea in materia né da altri Stati europei, che creano incertezza sull’efficacia delle autorizzazioni rilasciate dalle Regioni e, per l’effetto, scoraggiano nuovi investimenti da parte delle imprese.
"È una contraddizione rispetto allo spirito e al testo delle direttive europee e alle intenzioni manifestate dal governo in tema di economia circolare”, dichiara Edo Ronchi, presidente del CEN. “In questo modo si fa un passo avanti e due indietro rischiando di paralizzare un settore indispensabile per il rilancio dell’economia italiana. C’è inoltre la concreta possibilità di aprire conflitti tra il sistema ISPRA - ARPA e le Regioni, poiché si attribuisce a un organo tecnico-strumentale la possibilità di contestare una decisione politico-amministrativa delle Regioni e di proporne l’annullamento al Ministero dell’Ambiente”.
”Se si vuole favorire la ripartenza e lo sviluppo dell’economia circolare, uno dei punti di forza tradizionali del sistema Italia – aggiunge Ronchi – occorre agire eliminando le incertezze e le cavillosità che frenano lo sviluppo della green e della circular economy. Chiediamo quindi che nello strumento di semplificazione burocratica previsto vengano abrogati i commi dal 3 bis al 3 sexies dell’articolo 14 bis della legge 2 novembre 2019, n.128: siamo l’unico Paese a imporre un regime di doppio controllo. La fase di rilancio auspicata ha bisogno di norme chiare e di un sostegno ad attività che migliorano la bilancia commerciale del Paese, creano occupazione e consentono di recuperare risorse strategiche”.
Fonte: comunicato stampa