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“Com’è profondo il mare” recita una delle più note canzoni di Lucio Dalla e, troppo spesso, rimaniamo affascinati dallo spettacolo che ci offre la superfice marina per addentrarci ai problemi che affliggono questo mondo.
Il mare, infatti, non è solo fonte di divertimento e di bellezza, ma è soprattutto sorgente di vita: secondo i dati ufficiali, dalle sue profondità, a partire dal 1950, la quantità di pescato è aumentata a livello mondiale fino ad arrivare a 86 milioni di tonnellate nel 1996, e, dopo un periodo di stabilità, è scesa, nel 2010, a 77 milioni di tonnellate. Tuttavia, secondo uno studio di Pauly e Dirk Zeller dell’università della British Columbia, in collaborazione con la ong The Pew Charitable Trusts, i dati reali sarebbero ben maggiori: si sarebbe passati dai 130 milioni di tonnellate del 1996 a quasi 109 milioni di tonnellate del 2010.
A causa dell’incremento della popolazione mondiale si prevede che, entro il 2025, ci sarà un aumento della domanda di prodotti ittici del 20% e ciò porta ad uno sfruttamento insostenibile delle risorse marine: circa il 33% degli stock ittici - ben il triplo rispetto a 40 anni fa - viene sfruttato oltre i limiti biologicamente sostenibili. Va inoltre considerato che un abitante della Terra su dieci sfama sé stesso e i propri familiari grazie alla pesca.
In questo scenario la FAO si sta muovendo nella realizzazione di una serie di interventi volti a promuovere il dialogo, le strategie politiche e per definire una gestione sostenibile della pesca, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite e, al contempo, garantire la sicurezza dei lavoratori addetti al comparto della pesca.
"Il settore della pesca sta dando un contributo sempre più importante alla sicurezza alimentare e ai mezzi di sussistenza, tuttavia si deve fare di più per migliorare le condizioni di lavoro, che sono tuttora pericolose per molte persone", ha affermato oggi Maria Helena Semedo, Vicedirettore Generale della FAO per il clima e le risorse naturali.
La FAO lavora in stretto contatto con governi, partner internazionali e operatori del settore per contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e garantire la tutela dei diritti dei pescatori.
"Quattro pescatori muoiono ogni ora per incidenti sul lavoro: non solo uomini, ma anche donne", ha detto Semedo. "Nei settori della pesca e dell'acquacoltura aumentano i casi di violazione dei diritti umani e di pratiche inammissibili nelle diverse fasi della catena del valore".
Fonte COMUNICATO STAMPA FAO, per approfondire https://www.lifegate.it/persone/news/nel-mondo-si-pesca-molto-di-piu-di-quanto-si-pensi