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Ci sono beni che, da problema, possono “riscattarsi” diventando una risorsa. Si pensi, ad esempio, ai rifiuti: nelle scorse settimane, ad esempio, molte città italiane – ed in primis la Capitale – sono state invase dai rifiuti a causa della cattiva gestione della raccolta della frazione dell’umido dovuta, soprattutto, alla carenza impiantistica nelle regioni del centro sud e alla minore recettività da parte degli impianti esistenti nel corso della stagione estiva. Tale situazione ha spinto il CIC - Consorzio Italiano Compostatori –a rinnovare la richiesta del varo di un Piano nazionale per il rifiuto organico che preveda interventi strutturali per la costruzione di impianti dedicati soprattutto in Lazio, Campania, Sicilia, Puglia e Calabria.
Come accade per tutti i beni, però, non sempre un tipo di compost è uguale all’altro e di tale circostanza ne ha preso atto anche il legislatore fiscale: l’articolo 26 del Decreto Crescita prevede, infatti, l’erogazione di crediti di imposta in favore dei soggetti titolari di reddito derivante da lavoro autonomo che acquisteranno prodotti – come il compost appunto – derivanti dalla raccolta differenziata.
Per il 2020, fatto salvo il tetto massimo annuo di 10.000 euro per ciascun beneficiario e il limite complessivo di 10 milioni di euro per il 2020, verrà erogato un contributo pari al 25% del prezzo di acquisto di compost di qualità derivante dal trattamento della frazione organica differenziata dei rifiuti nonché di semilavorati e prodotti finiti ottenuti, per almeno il 75% della loro composizione, dal riciclaggio di rifiuti o di rottami.
“È la prima volta che a livello nazionale si introduce una misura di incentivo economico all’utilizzo del compost”, dichiara Massimo Centemero, direttore Consorzio Italiano Compostatori CIC. “Riteniamo sia un passaggio importante e, aldilà del valore intrinseco, l’iniziativa è portatrice di un messaggio positivo per l’intero settore. Incentivare i professionisti all’acquisto di compost di qualità significa sostenere le aziende virtuose e invogliare tutti i cittadini a migliorare la raccolta differenziata delle proprie città, diffondendo sul territorio nazionale un fertilizzante naturale che deriva dalla trasformazione della frazione organica e che rappresenta uno dei migliori prodotti dell’economia circolare”.
“Si tratta, inoltre, di un primo intervento - continua Centemero - che viene fatto in direzione della tanto auspicata decarbonizzazione. In Italia si producono, annualmente, circa due milioni di tonnellate di compost che consentono di evitare l’estrazione di 8.000 tonnellate di fosforo, elemento che si stima verrà completamente esaurito nell’arco di 70 anni. Grazie al compost si prevede anche un risparmio di 35.000 tonnellate di azoto, senza contare un arricchimento dei suoli di circa 1 milione di tonnellate di sostanza organica”.