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Acquisti verdi in Italia: a che punto siamo?

  • 10/10/2021 18:34:29
  • Scritto da : Blog Minimo Impatto
  • 332 letture

acquisti verdi in ItaliaSecondo i dati che emergono dal quarto rapporto dell’Osservatorio Appalti Verdi – frutto della collaborazione di Legambiente Onlus e Fondazione Ecosistemi, in partnership con Novamont, Eurosintex, Università degli studi di Padova, AdLaw Avvocati Amministrativisti, Federparchi e Assosistema – negli appalti dei capoluoghi di provincia per l’acquisizione di beni e servizi aumenta l’applicazione dei criteri ambientali minimi: sugli 89 capoluoghi che hanno preso parte al monitoraggio civico ben 26 (quasi uno su tre) dichiarano di avere un grado di adozione dei parametri del Green Public Procurement tra l’80 e il 100% e ben 8 (Bari, Catanzaro, Ferrara, Imperia, Ravenna, Roma, Savona e Teramo) dichiarano il massimo del rispetto del Gpp.

Analizzando i risultati del monitoraggio emerge che l’83% delle amministrazioni coinvolte è a conoscenza del Gpp, i criteri ambientali maggiormente applicati sono quelli relativi all’acquisto di stampanti (ben il 66% li adotta sempre), quelli sull’acquisto di risme di carta (il 73%) e sui servizi di pulizia (61%). Al contrario i criteri ambientali minimi meno applicati riguardano l’edilizia (il 39% non li applica sempre, il 29% addirittura mai), gli arredi (il 22% non li applica sempre, il 28% mai), i prodotti tessili (il 31% non sempre, il 27% mai), l’acquisto di calzature e accessori in pelle (il 32% non li applica sempre, il 31% mai).

Rispetto ai dati emersi nel report dello scorso anno, i dati del 2021 (basato sui bandi emanati lo scorso anno) fa registrare un miglioramento da parte dei capoluoghi in ben 12 criteri ambientali minimi su 17, il criterio sull’acquisto dei toner è l’unico a rimanere stabile mentre peggiorano stampanti, servizi di pulizia, arredi per interni e prodotti IT. Ottimi risultati sono stati raggiunti dai Cam per i servizi energetici (dal 29 al 41%), per la gestione del verde pubblico (dal 28 al 43%) e in relazione all’arredo urbano (dal 17 al 36%).

Fra le note dolenti si segnala l’assenza di una capillare formazione nell’applicazione dei criteri ambientali all’interno dei bandi (per il 26% delle amministrazioni risulta assente) nonché la mancanza di monitoraggio interno da parte della pubblica amministrazione: il 66% dei capoluoghi dichiara di non farlo. In relazione, invece, alla consapevolezza, da parte dei comuni, al Sud la quasi totali delle amministrazioni (97%) è a conoscenza dei criteri dettati dal Green Public Procurement, al Centro la percentuale è leggermente più bassa (91%) mentre al Nord si ferma al 63%.

Nelle tre macro-zone si registrano diverse difficoltà: se nei comuni del Sud la difficoltà maggiore riscontrata riguarda la formazione (50%), al Nord, invece, le complicazioni maggiori hanno ad oggetto la stesura dei bandi (29%) e al Centro il problema più diffuso è la mancanza di formazione (27%).

Per il primo anno 40 Asl hanno risposto al questionario inviato dall’Osservatorio: tre (Asl di Rieti, l’ATS della Brianza e la APSS di Trento) hanno dichiarato di rispettare il Gpp al 100% e nove (tra le quali c’è l’Asl Roma 4 e l’Azienda USL Toscana Centro) dichiarano un’applicazione che va dall’80 al 99%. I tre criteri ambientali minimi maggiormente applicati dalle aziende sanitarie locali riguardano prodotti elettronici (71%), risme (68%) e stampanti (50%).

Nell’ultimo anno  ben 99 gestori delle aree protette (23 parchi nazionali, 26 aree marine protette, 43 parchi regionali e 7 riserve) hanno partecipato al questionario e, fra loro, tredici applicano i criteri ambientali minimi al 100%, il 75% adotta una politica “plastic free”, il 53% si adopera nella formazione del personale rispetto ai criteri del Gpp, ma ben l’83% non monitora il rispetto dei criteri al proprio interno. 

Considerando che arriveranno quasi 70 miliardi di euro dall’Unione Europea per progetti di transizione ecologica ed economia circolare, Legambiente e Fondazione Ecosistemi hanno proposto di inserire come priorità l’applicazione dei criteri ambientali minimi del Gpp nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, di diffondere il Gpp e garantire l’adozione dei criteri, di individuare un referente Gpp in tutte le amministrazioni pubbliche, di estendere il campo di applicazione del Gpp, di aumentare l’impiego dei criteri minimi nelle imprese pubbliche, di diffondere la formazione, di promuovere e sviluppare monitoraggi ulteriori e di incentivare l’utilizzo dei criteri ambientali minimi.

“Il nuovo Rapporto dell'Osservatorio sull’applicazione del Green Procurement negli appalti pubblici arriva a 5 anni dall'introduzione dell'obbligo dei Criteri Ambientali Minimi nel Codice degli appalti e i dati presentati oggi ci restituiscono un quadro positivo, con numeri in crescita. Resta tuttavia molto da fare – commenta Enrico Fontana, coordinatore dell’Osservatorio Appalti Verdi –. Sono ancora tanti, infatti, dai Comuni ai gestori delle aree protette, alle Aziende sanitarie locali, di cui abbiamo monitorato per la prima volta l'adozione del Green public procurement, gli enti che dichiarano di non applicare mai i Criteri Ambientali Minimi. Per sostenere la crescita di un sistema virtuoso, in linea con gli obiettivi fissati dall’Unione europea, rimangono fondamentali due pilastri: la formazione e il monitoraggio, decisivi nell’orientare il lavoro di tutti i soggetti coinvolti anche nell’utilizzo delle preziose risorse del PNRR”.

“Il rapporto dell’Osservatorio Appalti Verdi 2021 - commenta Silvano Falocco, direttore generale della Fondazione Ecosistemi - mostra un graduale miglioramento dello stato di attuazione del Gpp nei Comuni, soprattutto, oltre che nelle aree protette e nelle ASL. Il processo però è ancora troppo lento, soprattutto in vista del PNRR e mette in mostra grosse difficoltà da parte dei soggetti interessati per quanto riguarda la formazione del personale, il monitoraggio interno e la stesura degli appalti. Le nostre proposte tengono conto di tutto questo e la loro presa in considerazione è di grande importanza per quei passi avanti decisivi che ormai da quattro anni spingiamo quotidianamente affinché vengano compiuti”.

Approfittiamo noi di Ecostoviglie per ricordare che gli ultimi CAM revisionati sono proprio quelli per la ristorazione che per le stoviglie monouso prescrivono che siano biodegradabili e compostabili

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