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La situazione, in Italia, non è rosea, anzi, non è green: nell’ultimo quinquennio il consumo di energia è aumentato, le emissioni di gas serra, al contrario, non sono diminuite, l’aumento delle rinnovabili è quasi fermo ed il parco auto è di 644 veicoli ogni 1.000 abitanti.
In questo scenario è quindi necessario varare un “Green New Deal” che riesca ad attrarre in Italia, nel giro di pochi anni, nuovi investimenti del valore di circa 200 miliardi di Euro e che crei oltre 800 mila posti di lavoro per combattere i cambiamenti climatici puntando al raggiungimento, entro il 2030, degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra fissati dall’Accordo di Parigi. Su questo argomento si è focalizzata, il 5 e 6 novembre scorso, la sessione plenaria di apertura dell’ottava edizione degli Stati Generali della Green Economy 2019 tenuta alla Fiera di Rimini di Italian Exhibition Group nell'ambito di Ecomondo.
L’evento, promosso dal Consiglio Nazionale della Green Economy in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico e della Commissione Europea, ha visto la partecipazione, fra gli altri, di Edo Ronchi (Consiglio Nazionale della Green Economy), del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, del Viceministro dell’Economia Antonio Misiani e del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Riccardo Fraccaro.
Il piano decennale per il “Green New Deal” proposto dagli Stati Generali della Green Economy si pone 8 obiettivi strategici.
Innanzitutto il patrimonio edilizio deve essere riqualificato raddoppiando il contributo attualmente riconosciuto per l’installazione di pompe di calore e intensificando gli investimenti su geotermia, solare termico, biomasse al fine di ottenere, entro il 2030, una percentuale del 65% di rinnovabili elettriche.
Considerato il peggioramento del tasso di circolarità che vede l’Italia classificata dopo Francia e Regno Unito, devono essere recepite, al più presto, le Direttive europee che prevendono incentivi al riciclo e al riutilizzo dei prodotti.
Va adottato un programma pluriennale che preveda piani di rigenerazione urbana secondo il modello delle green city.
In ambito agricolo, nel 2017, le superfici dedicate alle colture biologiche avevano un’estensione di quasi 12,6 milioni di ettari (+25% rispetto al 2012). Il Belpaese è inoltre primo, a livello mondiale, per quantità di produzioni ad indicazione geografica. L’obiettivo quindi è quello di tutelare e valorizzare il capitale naturale e agricolo sulla base delle regole fissate dalla nuova Politica agricola comune (PAC).
Per quanto concerne la mobilità urbana, l’Italia vanta il ben poco onorevole primato, a livello europeo, di nazione col tasso più alto di auto (644 per 1.000 abitanti) e, nei primi otto mesi del 2019, le emissioni medie specifiche delle nuove auto immatricolate sono aumentate a quasi 120 gCO2/km, (+ 5,5% rispetto allo stesso periodo del 2018). La diffusione della mobilità elettrica è scarsa (meno di 10.000 auto vendute rispetto alle 68.000 acquistate in Germania). Il parco auto delle aziende di mobilità è vetusto ed è alimentato ancora a diesel fatta eccezione per pochi esempi di città ove circolano anche e-bus (Milano, Torino, Bergamo e Cagliari). E’ quindi necessario incentivare il servizio pubblico mediante la realizzazione di 15.000 chilometri di nuove corsie preferenziali e di piste ciclabili nonché incentivando la sharing mobility.
Al fine di finanziare la formazione, la ricerca, l’innovazione e la digitalizzazione orientate alla green economy le attuali risorse stanziate (8,7 Euro per abitante) non sono sufficienti: l’Italia si colloca al 22simo posto nella classifica ambientale europea per spesa in ricerca e sviluppo con un peggioramento del 17% tra il 2010 e il 2017. L’obiettivo è quello di raggiungere gradualmente i livelli tedeschi (25 Euro per abitante).
Infine, va introdotta una carbon tax i cui proventi servano a finanziare investimenti green e a consentire un forte taglio del cuneo fiscale: fissando una imposta di 40 euro per ogni tonnellata di combustibili e carburanti fossili nei settori non ETS si otterrebbe un maggiore introito fiscale di circa 2 miliardi di Euro.
“Il Green New Deal è una svolta storica – ha sottolineato Edo Ronchi – che richiede la definizione di obiettivi strategici, un dibattito partecipato e un programma decennale al 2030 necessario sia per affrontare la crisi climatica sia per rilanciare la green economy e farla diventare la forza trainante del rilancio dell’Italia. La Legge di Bilancio 2020 contiene novità positive per il Green New Deal come i fondi per la decarbonizzazione dell’economia, l’economia circolare, l’adattamento e la mitigazione climatica e le prime disposizioni di revisione dei sussidi dannosi per l’ambiente, ma per realizzarlo non basta certo una sola legge di bilancio, ma una strategia a lungo termine”.