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La reclusione forzata subita nel corso dei mesi di lockdown ha fatto accrescere negli italiani l’apprezzamento nei confronti della natura e ha aperto gli occhi di molti sulla necessità di ripensare alla propria quotidianità in un’ottica più green.
Purtroppo, però, il quadro disegnato - sulla base dei dati ISPRA – dai ricercatori dell’Università dell’Aquila evidenzia che, al 2050, le aree urbanizzate in Italia (dove già oggi vive più di un terzo della popolazione) divoreranno ulteriori 800 chilometri quadrati di aree libere (un’area pari a 2,5 “Rome”) e che verranno cancellati 10.000 ettari dei Siti Natura 2000 ovverosia delle aree di pregio tutelate dall’Europa.
Questo scenario - contenuto nel Report WWF per Urban Nature 2020 dal titolo significativo “Safe Cities in armonia con la Natura: per città più verdi, più sane e più sicure” – si sviluppa partendo da una situazione già di per sé non troppo rosea: negli ultimi 50 anni, ad esempio, negli ambiti fluviali sono stati consumati 2mila Kmq di suolo (pari a 310mila campi di calcio).
Report Urban Nature 2020 non si limita a tracciare il quadro – assai critico – della attuale condizione, ma presenta proposte concrete agli amministratori pubblici e ai cittadini, fornendo molti esempi virtuosi già realizzati in tutto il mondo. A Città del Messico, ad esempio, gli amministratori pubblici stanno realizzando un grande progetto per la tutela dei boschi vicini alla città mentre a Hyderabad (India) viene promossa l’agricoltura urbana. Nella Water Plaza di Rotterdam, nel Tanner Spring Park di Portland o nella Big U di Manhattan e nel Parco dell’Acqua di Gorla Maggiore a Varese sono stati realizzati interventi di Drenaggio Urbano Sostenibile (Sustainable Drainage Systems - SuDS) che, secondo gli esperti, garantiscono soluzioni naturali nella lotta al deterioramento della qualità delle acque, agli effetti dei cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità.
Secondo Bernardino Romano e Francesco Zullo, professori dell’Università dell’Aquila – DICEAA, è necessario procedere ad un’equilibrata e corretta interazione tra iniziative di densificazione urbana (infilling) e deimpermeabilizzazione (de-sealing) tenendo conto che i tessuti urbani italiani sono pieni di superfici ad uso precario/dimesso idonee per nuove funzioni che, oltre a rispondere alle esigenze delle comunità residenti, devono essere occasione di riqualificazione ambientale.
In questo contesto le attività agricole diffuse e le grandi aziende agricole rappresentano un fattore chiave per la gestione ambientale e paesaggistica delle aree peri-urbane: né è un esempio il Parco di Casal del Marmo a Roma che garantisce approvvigionamento di cibo, servizi ecosistemici e servizi culturali e il Parco Agricolo della Vettabbia a Milano, realizzato recentemente con la progettazione partecipata.
Il Report Urban Nature 2020 del WWF riporta infine una serie di esperienze di successo come la tutela e la riqualificazione del lago naturale dell’area ex Snia Viscosa nel quartiere Pigneto-Prenestino di Roma che è diventato oasi per oltre 80 diverse specie di uccelli censite ed è stato dichiarato dalla Regione Lazio Monumento Naturale.