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Il pesce continua a rappresentare un elemento sempre più presente sulle tavole mondiali: ogni anno, pro-capite, vengono consumati 20,5 chilogrammi di pesce e, come sottolineato dal nuovo rapporto “Lo Stato della Pesca e dell'Acquacoltura Mondiale” (SOFIA) dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Alimentazione e l'Agricoltura (FAO), questo trend potrà continuare solo con uno sviluppo sostenibile dell'acquacoltura e con una gestione efficace delle risorse ittiche.
Secondo i dati pubblicati dalla FAO, nel 2030 la produzione ittica totale arriverà a 204 milioni di tonnellate (+ 15% rispetto al 2018), la quota dell'acquacoltura crescerà rispetto all'attuale 46% e il consumo annuo di pesce raggiungerà i 21,5 chilogrammi pro capite.
A livello globale un sesto delle proteine animali che compongono la dieta umana proviene dal consumo di pesce e la quota raggiunge oltre la metà in paesi come Bangladesh, Cambogia, Gambia, Ghana, Indonesia, Sierra Leone, Sri Lanka e diversi Piccoli Stati Insulari in via di sviluppo (SIDS).
Nella classifica delle specie più pescate il primo posto è occupato dall'acciuga, seguita dal merluzzo giallo dell'Alaska e dal tonnetto striato. La pesca di cattura nell'entroterra ha fatto registrare il record storico di 12 milioni di tonnellate.
Questi volumi comportano un grosso impatto ambientale: secondo l'analisi del rapporto SOFIA, il 34,2% circa degli stock ittici viene pescato a livelli biologicamente non sostenibili anche se, bisogna sottolinearlo, i trend relativi alla sostenibilità di molte delle principali specie stanno migliorando. La pesca di tutte le specie di tonno, ad esempio, ha raggiunto il livello massimo (circa 7,9 milioni di tonnellate nel 2018) e due terzi sono frutto di pesca biologicamente sostenibile (+ 10 punti percentuali in soli due anni).
Anche il mondo della pesca sta attraversando una fase difficile a causa del Covid-19: i divieti e la carenza di manodopera ricollegabili all'emergenza sanitaria hanno ridotto i volumi di produzione del 6,5% circa anche perché in alcune zone del Mediterraneo e del Mar Nero più del 90% dei pescatori di piccola scala, vista l’impossibilità di vendere il pescato e il calo dei prezzi, hanno sospeso la loro attività.
"Il pesce e i prodotti ittici sono considerati non solo tra gli alimenti più sani del pianeta, ma anche tra quelli con minor impatto sull'ambiente naturale", ha detto il Direttore Generale della FAO QU Dongyu, sottolineando che devono svolgere un ruolo più centrale in tutti i livelli delle strategie mirate alla sicurezza alimentare e alla nutrizione.
"Il miglioramento, frutto dei contributi di molti parti interessate, attesta l'importanza della gestione attiva per raggiungere e preservare la sostenibilità biologica, e serve a sottolineare quanto sia urgente replicare tali approcci nella pesca e nelle regioni dove i sistemi di gestione sono insufficienti", ha detto Manuel Barange, Direttore del Dipartimento Pesca e Acquacoltura della FAO. Non sorprende che l'argomento sostenibilità sia particolarmente delicato nelle zone colpite da fame, povertà e conflitti, per le quali non c'è alternativa per soluzioni sostenibili".