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Brutti anzi pessimi sono i dati che emergono dal rapporto pubblicato, nei giorni scorsi, dalla FAO: da quando, quattro anni fa, è stata sottoscritta l'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, la maggior parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) relativi alla fame, alla sicurezza alimentare e alla nutrizione si stanno sempre di più allontanando. La FAO ha analizzato i principali dati e i trend globali registrati in 234 paesi e territori rispetto a 18 indicatori di quattro OSS (2, 6, 14 e 15) sotto la tutela dell'Agenzia delle Nazioni Unite.
Per il terzo anno consecutivo il numero degli individui che, nel mondo, soffrono la fame è aumentato tornando ai livelli del 2010-2011: ad oggi sono oltre 820 milioni. Nel contempo si innalza al 10,8% la percentuale delle persone affamate rispetto alla popolazione totale (nel 2015 era il 10,6%).
Non va meglio per i piccoli produttori alimentari che, pur rappresentando numericamente la maggioranza in molti paesi in via di sviluppo, registrano profitti pari alla metà di quelli vantati dai grandi produttori. Nel biennio 2016-2017, in oltre un terzo dei Paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare - uno stato su quattro in Africa e Asia occidentale e uno stato su cinque in Asia centrale e meridionale - sono state registrate irregolarità nei prezzi dei prodotti alimentari che comunque, in tutte le regioni, sono aumentati.
Per quanto riguarda l’allevamento su 7.155 razze di bestiame locali (cioè razze che vivono in un solo paese) ben 1.940 sono a rischio di estinzione. Anche sotto il profilo della conservazione delle risorse genetiche animali la situazione tarda ad evolversi positivamente: ad oggi è disponibile meno dell'1% di materiale genetico delle razze di bestiame locali che consentirebbe di ricreare una razza in caso di estinzione.
Migliore è invece la conservazione del materiale genetico vegetale: alla fine dell’anno scorso, con un incremento del 3% rispetto al 2017, 5,3 milioni di campioni erano conservati in banche genetiche presenti in 99 paesi e in 17 centri regionali e internazionali.
Le risorse ittiche continuano ad essere sovrasfruttate e il 30% dei paesi non ha attuato in maniera sufficiente i principali strumenti internazionali per contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e il 20% degli stati non ha promosso adeguatamente l'accesso dei piccoli pescatori a risorse, servizi e mercati produttivi.
Tutti i continenti soffrono la carenza di acqua (c.d. stress idrico) e tale condizione si acuisce soprattutto in Africa settentrionale, Asia occidentale e Asia centrale e meridionale. Per colpa della trasformazione di aree forestali in terreni agricoli, nel periodo 2000-2015, nelle zone tropicali dell'America Latina, dell'Africa sub-sahariana e del sud-est asiatico è “scomparsa” un'area estesa quanto il Madagascar. A controbilanciare tale perdita fortunatamente si registra un aumento delle aree forestali in Asia, Nord America ed Europa.
Gli esperti della FAO non si sono limitati a descrivere lo scenario attuale, ma hanno fornito alcune indicazioni volte ad invertire la rotta: innanzitutto è necessario aumentare gli investimenti nel settore agricolo (pesca e silvicoltura incluse) nonché promuovere la crescita della produttività e rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento dei piccoli produttori alimentari.
Al fine di eliminare le irregolarità nei prezzi dovranno essere maggiormente diffuse le informazioni sui prezzi e sull'offerta e domanda degli alimenti di base. Nel settore agricolo dovranno essere migliorati i sistemi di irrigazione riducendo le perdite nelle reti di distribuzione urbane e nei processi di riscaldamento e raffreddamento industriale.
"Essere fuori strada quando si parla di raggiungere i pilastri fondamentali degli OSS mette indubbiamente a rischio il successo dell'intera Agenda 2030 e rende meno raggiungibile il nostro obiettivo generale: garantire al nostro pianeta e alle generazioni presenti e future un futuro sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale", ha dichiarato Maria Helena Semedo, Vicedirettore Generale della FAO per il clima e le risorse naturali.