Google Analytics
Il sesto rapporto annuale di Assobioplastiche fornisce dati incoraggianti: dallo studio effettuato da Plastic Consult, nello scorso anno, in Italia, l’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili era composta da 275 aziende (nel 2012 erano 143) – suddivise in produttori di chimica e intermedi di base (4), produttori e distributori di granuli (21), operatori di prima trasformazione (188), operatori di seconda trasformazione (62) – che impiegavano complessivamente 2.645 addetti dedicati (nel 2012 erano 1.280), con una produzione di 101.000 tonnellate di manufatti compostabili (+14% rispetto all’anno precedente e con un tasso di crescita media annua nell’arco di temporale 2011-2019 prossimo al 12%) ed un fatturato complessivo di 745 milioni di euro.
La regione che vanta il maggior numero di imprese attive in questo comparto (45) è la Lombardia seguita da Veneto, Campania, Emilia Romagna, Puglia e Piemonte. A seguito della parziale riconversione dell’industria del monouso, la Campania, nel 2019, è divenuta la regione con il maggior numero di addetti dedicati mentre Liguria e Umbria sono le regioni italiane con la maggiore intensità occupazionale.
Dai 370 milioni di Euro del 2012, il fatturato registrato dalla filiera lo scorso anno è passato a 745 milioni con una crescita media annua superiore al 10%. A dispetto della progressiva decrescita dei prezzi di vendita, rispetto ai primi anni di attività, il comparto ha aumentato il proprio valore di oltre l’85% anche grazie allo sviluppo delle economie di scala del settore e alla crescente competizione a tutti i livelli della filiera.
Nello specifico, per quanto riguarda i prodotti, anche a dispetto della permanenza sul mercato di sacchetti illegali, gli shopper realizzati nel 2019 con plastiche biodegradabili e compostabili sono stati più di 56.000 tonnellate (+4,2% sul 2018) e anche le restanti applicazioni in film hanno fatto registrare un +18%.
Anche il settore dei sacchetti per l’umido ha fatto registrare un buon aumento (+4,5% circa) giustificato dal potenziamento delle esportazioni e dall’incremento, a livello europeo, della raccolta differenziata dell’umido.
Seppur nel 2019 il mercato delle stoviglie monouso abbia subito una riduzione del 10%, i volumi degli articoli monouso per ristorazione e largo consumo sono più che raddoppiati (+120% si V immagine) anche grazie ad una maggiore sensibilità del pubblico su soluzioni compostabili per il foodservice quale alternativa a quelle usa e getta in plastica tradizionale.
“Un comparto in ottima salute, confermata da una crescita costante e consecutiva nell’arco di un decennio, non solo in quantità ma anche in qualità, come dimostrano le nuove, innovative applicazioni che iniziano ad entrare nel mercato grazie al consolidamento della raccolta della frazione organica”, ha dichiarato Marco Versari, presidente di Assobioplastiche.
“Possiamo affermare senza alcun dubbio che la filiera dei biopolimeri compostabili ha tutte le carte in regola per contribuire al rilancio dell’economia italiana dopo la pandemia: è integrata a monte e a valle in una logica di interconnessioni sistemiche, fa dell’innovazione la sua cifra distintiva e guarda al dividendo non solo economico ma anche sociale e ambientale. Con la declinazione del Green New Deal e il completamento dei quadri regolamentari relativi alla raccolta del rifiuto organico e alle soluzioni monouso siamo fiduciosi che la nostra industria potrà fare la sua parte per la crescita del Paese”, ha concluso Versari.